Per un ospedale senza il dolore
La nuova campagna sociale “Ospedale senza dolore”dell’Ospedale Bambino Gesù di Roma
“Quando un bambino si ammala, anche i genitori hanno bisogno di cura”. Questo il messaggio dell’ultima campagna di comunicazione sociale dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma – protagonisti i genitori dei piccoli pazienti – per promuovere il Progetto Ospedale senza dolore presentato oggi in conferenza stampa presso l’Aula Salviati della sede del Gianicolo – presenti anche il regista dei video Paolo Vari, il direttore della fotografia Italo Daniele Petriccione e l’attrice Anna Foglietta, madrina della campagna.
La nuova campagna ha come obiettivo il fund raising di un milione di euro destinato all’acquisto di apparecchi di ultima generazione ad alta definizione e ad alta velocità che permettano di eseguire sui piccoli pazienti indagini diagnostiche senza anestesia, nella prospettiva di un ospedale dove i livelli di dolore, stress e paura possano essere il più possibile abbattuti.
Il progetto Ospedale senza dolore è un impegno molto importante da parte di questa Struttura ospedaliera pediatrica prima in Europa, la cui mission è, non solo quella di prendersi carico da un punto di vista clinico del paziente pediatrico, ma anche quella di assumersi la cura della famiglia, messa a dura prova dall’esperienza ospedaliera – come ha spiegato il Presidente Giuseppe Profiti. Il dolore viene interpretato dunque in un’accezione più ampia di quella esclusivamente fisica – ha precisato il Presidente, evidentemente riferendosi alla sfera emotiva del paziente e dei suoi genitori. Alleviare il dolore nei piccoli pazienti non è solo un dovere per un Ospedale pediatrico, ma fa parte dei diritti del bambino – ha ben affermato il Direttore Sanitario Massimiliano Raponi. Esso è un impegno che deve tenere conto anche della famiglia del piccolo paziente.
Il progetto si inserisce in un impegno già consolidato da anni di accoglienza alle famiglie – ha spiegato la responsabile dell’Accoglienza e dei servizi alla famiglia Lucia Celesti – attraverso la realizzazione di molteplici servizi, quali l’alloggiamento gratuito alle famiglie dei bambini ricoverati, la presenza del genitore H24 presso la terapia intensiva, il servizio scolastico, le sale relax per le mamme, la presenza di oltre cento associazioni di genitori, il servizio degli “Angeli Custodi”, personale dedicato all’ascolto e all’assistenza alle famiglie dei piccoli ricoverati. Una rete dunque capillare di attenzione e di sostegno – ha concluso la dott.ssa Celesti – capace di “andare a cercare” anche quel genitore che non chiede aiuto e che non parla, ma che probabilmente è proprio quello che ha più bisogno di aiuto e di cura per sé e per il proprio bambino.
La redazione